lunedì 15 luglio 2019

Analfabetismo funzionale perché preoccupa


Italia test INVALSI: i test con cui la scuola verifica le capacità dei ragazzi nelle varie discipline. Molti i dati allarmanti uno su tutti questo: il 30% non arriva alla comprensione adeguata di un testo scritto.

Cosa stiamo dicendo? Che sta tornando l'analfabetismo, un analfabetismo cosiddetto "funzionale" perché implica l'incapacità per la persona con un insufficiente livello di competenze di base (scrittura, lettura e calcolo) di comprendere la realtà che lo circonda e "funzionare" quindi trovarsi un lavoro e orientarsi in un mondo sempre più complesso.

Questi dati "correlano positivamente", vale a dire sono legati direttamente, a:
  • povertà del contesto di appartenenza
  • divari territoriali (il fenomeno è maggiore nel sud)

L'analfabetismo è tornato e da tempo. Ma periodicamente se ne fa una strumentalizzazione mediatica. Perché a questo serve l'analfabetismo funzionale a rendere le menti deboli. Così non controlleranno le notizie, saranno preda di facili emozioni e facili voti di impulso.

"L'analfabetismo funzionale di tanti ragazzi è un effetto di molte cause e rischia a sua volta di diventare la pericolosa premessa di uno svuotamento della burocrazia"

dice Gianrico Garofiglio sulla Repubblica di ieri, qui il link al suo stupendo articolo "Perché il potere ha tolto le parole ai nostri ragazzi".

In questo video bellissimo Umberto Galimberti parla della scuola italiana e della sua crisi e della sua possibile evoluzione. Di come dovrebbero essere selezionati i professori, di come il ruolo della scuola non sia quello di "ingozzare" i ragazzi di notizie ma di costruire Persone in grado di discernere attraverso l'utilizzo dell'intelligenza sociale, cognitiva ed emotiva.


Dello stesso avviso questo articolo che in modo equilibrato e prudente evidenzia come proprio chi parla di analfabetismo funzionale lo faccia a volte con poca cura del dato e in modo polemico e strategico.

Abbiamo bisogno di alimentare la capacità di pensare e sentire in modo equilibrato, di formare personalità dotate degli attrezzi essenziali alla sopravvivenza della specie in un mondo ipertecnologico e mutevole.

Differentemente, come la storia insegna, paura e ignoranza porteranno l'uomo in posizioni di difesa con due uniche possibilità: la difesa passiva (annichilimento) o la difesa attiva (aggressività).

Nei contesti lavorativi questo significa promuovere la cultura dell'apprendimento come elemento essenziale di appartenenza. Non ci può essere evoluzione organizzativa senza la costruzione di una consapevolezza collettiva in merito agli strumenti essenziali per vivere e con-vivere in modo equilibrato.

Oltre il vecchio muro tra competenze soft e hard c'è bisogno di un pensiero forte su quale debba essere l'insieme di competenze per vivere, crescere e far crescere una determinata azienda.

Senza dare niente per scontato, soprattutto l'italiano.

Siamo di fronte ad una vera e propria "crisi di conoscenza" che riguarda le competenze sufficienti a vivere una vita consapevole e strategica.

Alimentare il pensiero critico, la capacità di comprendere il mondo, serve a nutrire la capacità di capire ciò che è bene per sé e per gli altri, a sviluppare un'ottica creativa, costruttiva e soprattutto collaborativa in grado di costruire un futuro buono per tutti.

Esempi di una nuova scuola esistono e sono fatti di soluzioni creative, umanità e flessibilità come ci racconta Paolo di Paolo in questo bellissimo articolo "noi maestri della scuola che non c'è", in cui la scuola di strada innova la scuola ed è in grado di superare le barriere della povertà.

Nella società di internet c'è abbondanza di occasioni di apprendimento (ad esempio tramite le MOOC) ma manca la fame e la capacità di orientarsi per trovarle. Come insegnano questi esempi su tutto rimane una risorsa, la stessa da secoli: il gruppo sociale.

La famiglia, il gruppo dei pari, la scuola e in ultimo l'azienda rappresentano i luoghi dove occuparsi della formazione delle Persone, dove nutrire prima delle competenze strumentali alla "performance" (di figlio, studente, dipendente... c'è sempre una performance attesa) anche quelle umane essenziali per vivere sé stessi e il proprio appartenere in modo consapevole e intenzionale.

domenica 25 novembre 2018

LEARNABILITY, UNA NUOVA COMPETENZA PER LE AZIENDE

learning imparare al lavoro

Che cos'è la Learnability

#learningforever #apprenderesempre

Learn-ability è l'abilità di imparare velocemente e in modo strategico ciò che permette di tenersi aggiornati nel proprio lavoro.

A che cosa serve

#learningtosurvive #apprenderepersopravvivere

L'obiettivo è rimanere competitivi su un mercato che si muove a ritmi crescenti e che con la rivoluzione 4.0 appena iniziata vedrà un forte rinnovamento delle professioni, alcune scompariranno, altre nasceranno.

L'ammonimento: Tieni sotto controllo il tuo apprendimento al lavoro

#learningasselfcare #apprendimentocomecuradisé

Viene dall'Harvard Business Review. Nel suo articolo "Take control of your learning at work" spiega e sottolinea ampiamente l'importanza di prendersi cura della propria conoscenza come un bene prezioso, in grado di metterci al riparo da brutte sorprese.
Se prendiamo l'accezione buona del termine "pre-occupazione" si tratta di occuparsi-prima di qualcosa di estremamente importante: il cambiamento.

Cosa cambia in selezione: la ricerca del potenziale di apprendimento

La capacità di cambiamento di un'azienda dipende dalla sua capacità collettiva di imparare. 

Per questo occorre inserire una nuova competenza da ricercare nel profilo dei candidati: il potenziale di apprendimento. Certo non sarà facile da valutare ma sicuramente la storia dei candidati testimonierà molto sulla loro voglia e disponibilità a imparare cose nuove e dei metodi che utilizzano.
Fortunatamente cominciano a vedersi curriculum in cui spiccano molti corsi MOOC spesso anche non strettamente tecnici del proprio ruolo a testimonianza di questa curiosità e apertura mentale.

Come cambia la formazione aziendale

La formazione 4.0 sarà essa stessa in grado di apprendere.

Riuscirà infatti ad assicurare percorsi personalizzati di sviluppo grazie alle potenzialità dell'AI l'intelligenza artificiale che potrà leggere e analizzare montagne di dati sia provenienti dall'alto (dalla strategia) sia provenienti dai "comportamenti di consumo" in ambito formativo (quali corsi, con quale frequenza...) e incrociarli per suggerire percorsi ed esperienze ad hoc.
I sistemi di formazione poi non saranno più chiusi, autoreferenziali e standard ma evolveranno, e già lo stiamo vedendo, verso sistemi personalizzati, aperti all'esterno (es. con l'uso delle MOOC), integrati (ad es. nella Flipped Classroom che unisce diverse forme di esperienza virtuale e fisica) e collaborativi (Social Learning).

Come si nutre l'apprendimento?

Paura, curiosità in un nuovo sense making guideranno il cambiamento.

Pain or pleasure, piacere o morte, i vecchi principi di Freud continueranno a guidare il cambiamento.
Il cambiamento culturale si affermerà un po' per paura e un po' perché si riattiverà la curiosità, la creatività come elemento di piacere del lavoro.

Si affaccia una rivoluzione culturale dell'apprendimento in cui la persona potrà ridiventare l'unica protagonista del proprio percorso, liberarsi dei condizionamenti che in molti anni di scuola hanno reso passivo e poco piacevole l'imparare.

Le nuove generazioni, affamate di "sense making" e di qualità nel loro lavoro, spingeranno e sproneranno contesti e colleghi verso il cambiamento riportando la persona e le sue potenzialità al centro della scena.

venerdì 20 aprile 2018

PERCHE' NON PRATICARE LA MINDFULNESS GRATUITAMENTE A CASA PROPRIA CON UN CORSO ONLINE?



Vorrei segnalare questo percorso formativo online totalmente gratuito per sperimentare il protocollo di mindfulness più famoso, l'MBSR di Jon Kabat-Zinn,un protocollo di 8 incontri.
https://palousemindfulness.com/


Il corso è in inglese.

Per chi volesse provare un percorso gratuito e in italiano con un altro protocollo mindfulness segnalo  il protocollo GAIA di benessere psicosomatico elaborato nell'ambito del progetto Benessere Globale, elaborato a Lucca dal Villaggio Globale.


E' possibile usufruire di 12 lezioni online gratuite sulla loro piattaforma al link:

http://www.benessereglobale.org/benessere_globale.php?id=sessionimindfulness

venerdì 13 aprile 2018

SE SEI SULLA FREQUENZA DELLO SCIPPO ATTIRI SCIPPATORI

Imparare a vivere la vita in termini di energia e non di materia


Questa la lezione che Gianni Vota in questo video ci suggerisce dopo averci spiegato in maniera efficace e chiaro il meccanismo con cui funziona la sincronicità collegata alla fisica quantistica.



Se hai paura attiri proprio ciò di cui hai paura!

Riflettiamoci e proviamo a fare un po' di esperimenti, magari servendoci della mindfulness per predisporci interiormente alla realtà.
Occorre indirizzare il nostro essere, le nostre emozioni, la nostra attenzione verso ciò che vogliamo essere e ricevere dalla vita.

Solo questa pulizia interiore e questa forte allineamento tra

 INTENZIONE e ATTENZIONE 

potrà cambiare radicalmente la qualità dell'energia che sapremo direzionare all'esterno e cambiare il nostro ambiente.

Provare per credere diceva una vecchia pubblicità! perché no??!!!

domenica 8 aprile 2018

PERCHE' E' DIFFICILE INIZIARE A MEDITARE?


Oggi vorrei condividere un pezzo della mia esperienza nell'approcciarmi alla meditazione.
Premetto che ci sono arrivata tardi, dopo i 40 e con la mente analitica e razionale di una ragioniera.
Il primo approccio me lo offre il mio maestro yoga poi un master in psicosomatica in cui imparo un protocollo di mindfulness chiamato GAIA.

I primi approcci


Sono positivi. Ogni volta che qualcuno mi guida nella meditazione percepisco un beneficio.
Mi sento la testa leggera, i pensieri svaniscono e lasciano posto alla pace.
Il corpo svela e scioglie le sue tensioni e io mi sento finalmente "centrata", sensazione che scopro del tutto nuova e che piano piano comincio a familiarizzare.
Come dico a tutti a un certo punto "ho trovato il mio centro" che vuol dire per me:

  •  una sensazione corporea di stare finalmente dritta con la schiena, con un filo immaginario che attraversa la schiena e mi unisce al cielo e alla terra
  • un senso di concentrazione su di un punto dentro me che esercita come un senso di gravità su tutto il resto e mi fa sentire integrata (corpo, mente, cuore e spirito), compatta (solida) e al contempo unita al resto, al mondo, non divisa.


Da qui l'idea che la meditazione fa per me perché mi da' accesso ad una dimensione inesplorata di me e di relazione tra me e il non me. Sono entusiasta e commossa.

Dare continuità, che fatica


Voi direte hai continuato? La risposta è no. Fuori dalle esperienze di meditazione collettiva fatte non riuscivo a darmi una routine e ritrovare quello spazio meraviglioso da sola.
Nel contempo però andavo facendo proseliti a destra e a manca e suggerendo corsi, app e  spingendo altri a fare la stessa esperienza.
Ma anche loro avevano la stessa difficoltà, meditare da soli.

La mia curiosità mi viene in aiuto

Dopo aver installato due app per meditare (insight timer e stop, breath and think) mi vedevo i giorni passare con la app che diceva (perché ha memoria) da quanti giorni consecutivi meditavo o non meditavo e invariabilmente perdevo la mia routine.
Poi un giorno aspettando un treno in ritardo di 90 minuti ho deciso di provare con la app nuove meditazioni per trasformare quello che era un disagio in un'opportunità.
E qui è avvenuta un'altra cosa nuova. Ho provato diverse forme di meditazione, la prima, la seconda e la terza e più andavo avanti e più mi appassionavo. Sì perché io avevo conosciuto la mindfulness attraverso un protocollo e una serie di tecniche e non immaginavo nemmeno quante potessero essere le vie per arrivare alla meditazione. Mi è venuta voglia di provarle tutte. Così ho meditato con un mantra indiano (cosa già fatta ma in questo caso l'ho fatto per un tempo molto più lungo), con una preghiera (in ebraico), con lo Yoga Nidra. Insomma la mia curiosità era alle stelle. Era meraviglioso in particolare rispondere alla domanda: come reagirà il mio corpo? cosa sentirò a livello di sensazioni emozioni e come si muoveranno i miei pensieri? Ciò che mi intrigava insomma non era solo la curiosità intellettuale ma soprattutto la esperienza che il nuovo generava in me. Ed era spettacolare perché mi arricchivo ad ogni istante di qualcosa di non provato prima.

Capisco il mio condizionamento e lo cambio

Ciò nonostante faticavo a tenere la costanza. Finché un giorno ho capito l'errore.
Stavo vivendo la meditazione come un obiettivo, il che la faceva assomigliare ad una performance.
Questo c'era di sbagliato. Avevo nella mia testa di diventare "esperta". Ho capito che era sbagliato. Che per avere i benefici della meditazione non è la via giusta, almeno per me.
Così ho cominciato a meditare con più gioia, dandomi il permesso di non preoccuparmi dei miei progressi, di stare nell'esperienza per quel che era.
E' cambiato qualcosa da quel momento, lo sento.
La vivo di più come un bambino, col cuore libero, e me la godo tanto di più.

What's next? Cosa viene ora?

Molti mi chiedono "come fare" per iniziare a meditare. Nel cercare la loro risposta io cerco ogni giorno la mia.
E vi dico che non ce n'è una sola. Trovate la vostra via per arrivare a praticare ma state attenti alla nostra mentalità di occidentali che ci porta a vivere tutto in un'ottica di performance, magari in maniera latente e nascosta. Questo forse l'unica attenzione che ho oggi da regalare. Il resto è esperienza ed è ancora in corso quindi vi terrò aggiornati!

Se qualcuno ha voglia di condividere la propria esperienza nei commenti potrà essere di grande aiuto a tutti.

Risorse internet per iniziare a meditare:
- Le app (insight timer o altre ce ne sono anche in italiano)
- Lezioni gratuite in internet su tutti consiglio il corso GAIA del Villaggio Globale di Bagni di Lucca
12 lezioni on line del progetto GAIA al seguente Link
http://www.benessereglobale.org/benessere_globale.php?id=sessionimindfulness


martedì 20 marzo 2018

VIVERE IN UNA CASA SENZA MURA

RIFLESSIONI SULLA GESTIONE DEI NO CON I PROPRI FIGLI


Potremmo immaginarla come una casa in costruzione con un perimetro disegnato a terra con dei mattoni che si possono facilmente scavalcare.
Mi è venuta questa immagine pensando ai figli e alla loro necessità di essere contenuti dentro dei limiti.
Dire di no ai figli, dare delle regole non è una cosa semplice e il cambiamento educativo delle ultime generazioni di genitori ha stravolto il rapporto con la regola.
Se infatti questi stessi genitori sono stati cresciuti con un eccesso di regole e con grande rigidità in un clima povero di condivisioni emotive, la loro decisione è stata quella di non riproporre lo stesso ai propri figli.
Così il clima instaurato si è basato molto di più sulla comunicazione empatica e l’accoglienza.
In tutto questo però si sono trovati di fronte al proprio fastidio nella gestione dei no, dei pianti, dei c.d. “capricci” (lo metto tra parentesi perché per me il capriccio non esiste e odio la parola).
Il risultato è stato quello di eccessi nell'altro senso con genitori permissivi e bambini tiranni che stanno antipatici a tutti, genitori compresi.
Così mi è venuta questa immagine, della casa senza pareti, per spiegare la funzione del contenimento emotivo di un bambino.
Perché bisogna arrivarci dal cuore e non dalla testa a comprendere queste cose
Ci sono quintali di ricerche psicologiche che potrebbero parlare alla mente ma non servirebbe perché non si vede bene che col cuore.

VIVERE IN UNA CASA SENZA MURA

Quindi immaginiamoci di stare in una casa senza mura, come ci sentiremmo?
  • Liberi, con un’enorme opportunità e al contempo responsabilità nel decidere
  • Esposti e stimolati da ogni cosa che viene da fuori (possiamo vedere tutto senza filtri),
  • Potenti perché possiamo decidere in ogni momento se uscire  ed entrare
  • Non protetti perché qualsiasi cosa potrebbe entrare e farci del male
  • Senza confini al nostro sé, alle nostre emozioni

Insomma magari siamo cresciuti in una casa con poche finestre o porte ma anche una casa senza mura non ci farebbe stare bene.
Un bambino senza confini diventa un piccolo adulto che deve in ogni momento decidere della propria vita ascoltando i propri desideri le proprie emozioni e facendo delle valutazioni.
Quindi chiediamoci “è in grado in questo momento di prendere una decisione?” “ha gli elementi per farlo o bisogna che in parte glieli dìa io?
Perché capire quando e come dare un limite non è facile.
Con l’età il bambino che si fa ragazzo cambia e anche il dare confini cambia.
Eppure ha sempre bisogno di confini, di sapere che c’è qualcuno che lo pensa nel mondo e in qualche modo lo protegge.
Non bisogna cucire un vestito troppo stretto o una casa senza porte finestre ma bisogna coprire e proteggere, fare da seconda pelle.
Altrimenti i piccoli tiranni smarriti saranno soli, di fronte ad emozioni e responsabilità sempre troppo grandi per loro.

PERCHE’ E’ COSI’ DIFFICILE DIRE NO E COME SI PUO’ FARE?

Per gestire i loro no bisogna prima di tutto sentire l’eco emotivo che il no ha dentro di noi. Se non comprendiamo quanto quella voce fa stare male il nostro bambino interiore (cioè il bambino che siamo stati e che vive dentro di noi) non riusciremo a dirlo e soprattutto a sostenerlo davanti alla grande energia di cui i bambini sono capaci e di fronte al rischio di sentirsi meno amati da loro, di uno strappo affettivo, seppur temporaneo.
Dietro alla nostra incapacità di fare da muro, su cui appoggiarsi e a volte battere le mani, c’è in ultimo il nostro bisogno di sentirci amati dai nostri figli. Questo è il rischio da correre se si vuole stare consapevolmente nella decisione di fare dell’educazione del proprio figlio un percorso originale e unico, come unico è LUI.
Un percorso che risponde alla situazione e non ai dogmi, ai bisogni e ai sogni e le cui certezze stanno in ciò che oggi sappiamo della crescita, del cambiamento e di noi stessi in quanto sistemi complessi.
Perché l’individuo è un sistema che cresce all'interno di un altro sistema che è la famiglia e tutti sono parte di una crescita comune che cambia tutti ogni giorno, ad ogni passo.

In questo risiede una grande opportunità di revisione di schemi antichi e obsoleti,  ma anche una grande libertà e responsabilità di fare scelte che in ogni momento si adattano all’oggi e non a regole precostituite come in passato. Da qui lo smarrimento dei genitori prima che dei figli rispetto ai limiti che servono per crescere insieme. Limiti che debbono tracciare confini importanti:
  • tra passato e presente,
  • tra genitori e figlio (tra ciò che sentiamo e pensiamo e ciò che LUI sente e pensa)
  • tra l’attenzione alla sua autenticità e il bisogno di proteggerlo
  • tra il bisogno di autonomia e il bisogno di dipendere in modo funzionale in ogni momento della vita da chi amiamo
La famiglia, come tutti le relazioni d'amore, è una casa in cui crescere e deve flessibilmente adattarsi a chi la abita con un occhio al giardino e al cielo per comprendere come cambiano i tempi.

Consigli utili:
- al link del Centro psicopedagico per l'educazione e la gestione dei conflitti potrete trovare risorse, corsi e i libri di Daniele Novara
http://cppp.it/scuola-genitori
- video sulla gestione dei conflitti e la comunicazione non violenta di Rosenberg